Pensare alle armi nucleari può farci sentire piccoli, impotenti. Pensare all’abolizione di queste armi di distruzione di massa, poi, può sembrarci pura utopia, qualcosa che è assolutamente fuori dalla nostra portata.
A questo senso di impotenza dobbiamo aggiungere la generale e radicata credenza che le armi nucleari, dopotutto, abbiano garantito la pace fino ad ora.
A scuola siamo stati tendenzialmente abituati a sentir parlare dell’esplosione delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki come di un atto quasi salvifico, che ha messo fine alla seconda guerra mondiale.
La visione delle armi nucleari a cui siamo abituati è quella di un “male necessario” per garantire la pace, in virtù della teoria della deterrenza affermatasi durante la Guerra Fredda.
La definizione di “deterrenza” che ci dà il dizionario è la seguente: Potere di distogliere da un’azione dannosa per timore di una punizione o di una rappresaglia.
La deterrenza, intesa in questo caso come astensione dall’utilizzo di armi nucleari, si fonda sul concetto di “distruzione reciproca garantita” (mutual assured destruction o “MAD”): se due schieramenti contrapposti possiedono armi nucleari, ogni utilizzo di simili ordigni da parte di uno dei due finirebbe nella distruzione sia dell’attaccante che dall’attaccato. Si crea così un clima di paura in cui nessuno dei due nemici può permettersi di far scoppiare una guerra nucleare.
Quest’idea di equilibrio e di sicurezza, in definitiva, è interamente fondata sulla paura, ed è proprio per questo che è una concezione di sicurezza illusoria.
Se viviamo nella paura – fondata – di essere esposti al rischio di una distruzione totale del genere umano, come possiamo considerarci realmente al sicuro? Potrebbe essere più facile pensare che queste armi siano quasi entità astratte, che non abbiano un reale impatto sulla nostra vita quotidiana.
Allora proviamo a chiederci: cosa significherebbe vivere in un mondo libero da armi nucleari?
Solo per fare qualche esempio, in un mondo libero da armi nucleari si potrebbe:
- sradicare la povertà, utilizzando il denaro che i nove Stati possessori di armi nucleari spendono per le loro armi ogni anno per coprire la spesa annuale volta all’eliminazione della povertà estrema a livello globale;
- riorientare l’investimento annuo di 100 miliardi di dollari in armi nucleari verso risorse e cure mediche;
- prevenire ulteriori devastanti disastri ambientali, conseguenti a un qualsiasi uso delle armi nucleari.
Ecco perché dovrebbe importarci dell’abolizione delle armi nucleari: perché la sola costruzione ed esistenza di queste armi limita enormemente i diritti umani e il progresso della società, danneggiando, inoltre, i nostri ecosistemi.
La buona notizia è che le nostre azioni hanno un impatto positivo molto più grande di quello che immaginiamo: basti pensare al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) che, a partire dalla sua entrata in vigore nel gennaio 2021, ha sancito per la prima volta a livello internazionale l’illegalità delle armi nucleari.
Questo risultato è da considerarsi senza precedenti non solo per il suo contenuto, ma anche per la sua nascita. Il TPNW, infatti, è il frutto degli sforzi della società civile e degli Hibakusha – i sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e ai test nucleari. Negli ultimi decenni, infatti, associazioni di cittadine e cittadini di tutto il mondo si sono unite alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari – ICAN – per lottare, scrivere e realizzare il TPNW. Questo Trattato, quindi, è la dimostrazione che un cambiamento reale promosso dalle persone comuni e che sia in grado di incidere sulle scelte dei governi, è possibile. Ci ricorda che, dopotutto, le nostre voci contano.
Nella Proposta di pace inviata alle Nazioni Unite a gennaio 2019, Daisaku Ikeda scrive:
La vita di ognuno e di ognuna di voi è colma di dignità e di possibilità illimitate; per quanto le realtà della società internazionale possano apparire gravi e apparentemente inamovibili, non dovete né accettarle né rassegnarvi a esse, né adesso né in futuro.
Daisaku Ikeda, https://www.sgi-italia.org/proposte-di-pace/;
In questo momento storico così difficile noi abbiamo il privilegio e la responsabilità di non rassegnarci e di scegliere da che parte stare. Possiamo decidere di informarci, di dialogare, di ascoltare gli altri, anche chi la pensa diversamente da noi, diventando così individui capaci di disinnescare i conflitti.
Se conosciamo la nostra storia, se ci educhiamo, diventiamo cittadine e cittadini in grado di muoversi sempre più consapevolmente all’interno della società e quindi in grado di creare un impatto che si riflette nelle scelte della comunità e delle istituzioni.
Partendo da questo impegno concreto quotidiano possiamo scrivere insieme, come società civile, la fine dell’era delle armi nucleari, decidendo fermamente di stare dalla parte giusta della storia, per cambiare il nostro destino e per proteggere e costruire il futuro che abbiamo il diritto di vivere.