La relazione tra genitori e figli è sicuramente la prima che sviluppiamo e che influenza tutta la nostra vita. La natura di questo rapporto è veramente unica al mondo, e il Buddismo aiuta ad approfondirla insegnando una prospettiva che conduce alla vera felicità sia i genitori che i figli.
Non esistono relazioni tra genitori e figli che non siano caratterizzate da problemi o sofferenze: il desiderio di migliorare la relazione con i propri genitori è, infatti, il primo passo da compiere per migliorare noi stessi e l’ambiente che ci circonda. Basta anche solo iniziare a domandarsi cosa possiamo fare per migliorare il rapporto, ed ecco che stiamo già mettendo in moto il cambiamento.
Il Buddismo insegna che la vita è il più prezioso di tutti i tesori e poiché sono i genitori che mettono al mondo i figli, questi ultimi dovrebbero nutrire la massima gratitudine verso di loro e desiderare di ripagarli impegnandosi a realizzare la propria vita al meglio.
Nutrire gratitudine è un elemento fondamentale che apre le porte a una condizione vitale in cui si è in grado di gioire delle proprie circostanze e della propria esistenza. Nella vita di tutti i giorni, però, non è scontato provare naturalmente questo sentimento, ed è proprio nella relazione tra genitori e figli che si possono sviluppare molteplici dinamiche di sofferenza dovute al karma di entrambi.
Secondo il principio buddista dell’assunzione del karma appropriato, ogni vita nasce quando sono pronte le condizioni per compiere la propria unica missione, ovvero mostrare come è possibile conseguire la buddità, o felicità assoluta, proprio nascendo in specifiche circostanze. La vita, quindi, nasce dall’incontro di una causa interna, una sorta di “spinta”, con le cause esterne, ovvero i fattori ereditari, familiari e sociali.
Recitando Nam Myoho Renge Kyo, sia i figli che i genitori si risvegliano alla natura interdipendente delle proprie vite, riconoscendo anche l’unicità di ognuno, a prescindere dai ruoli.
Quando i genitori coltivano una filosofia che riconosce tale potenzialità e preziosità della vita sapranno crescere i figli trasmettendo loro fiducia nel loro potenziale e rispettando la loro unicità. Questo permetterà loro di costruire delle solide fondamenta per il loro sviluppo autonomo e per la propria felicità.
Esistono però tante circostanze differenti e ogni genitore manifesta comportamenti legati alla propria esperienza di vita, non sempre trovando le modalità per trasformare le proprie sofferenze e questo può influenzare chiaramente il rapporto con i figli e la loro stessa felicità.
Il Buddismo insegna, però, che maggiori sono le difficoltà incontrate nel corso del tempo, maggiore è la possibilità che abbiamo di approfondire il vero senso della nostra vita e di risvegliarci a una felicità più grande. Inoltre, proprio grazie alla visione del karma citata poco sopra, i figli che non si sentono riconosciuti o rispettati come desiderano dai propri genitori, possono, attraverso la recitazione di Nam Myoho Renge Kyo, percepire la vera natura della propria vita, una vita dal potenziale sconfinato come l’universo, in grado di elevarsi a qualunque dolore o difficoltà, nutrendo fiducia nella vita stessa, che comprende la propria e quella dei genitori. La vita dei figli può sprigionare tale forza, saggezza e compassione nei confronti di se stessi e dei propri genitori, invertendo quella dinamica che vuole i genitori come donatori di questi atteggiamenti.
Lo scopo della fede è vincere nella vita. […] A prescindere da chi siano i vostri genitori o i vostri familiari, se conseguirete la Buddità potrete condurli tutti all’Illuminazione.
Daisaku Ikeda, Cos’è la rivoluzione umana, Esperia, p. 246
La forza della preghiera può superare ogni genere di distinzione di ruoli e arrivare a far sprigionare un’autentica compassione nei confronti dei genitori, riconoscendoli prima di tutto come esseri umani. A proposito di questo Daisaku Ikeda scrive:
Ogni famiglia affronta circostanze e problemi che soltanto i singoli membri possono comprendere appieno. Potete interrogarvi sul perché siete nati in una determinata famiglia, […]. Quello che posso dire, comunque, è che non importa quanto siano gradevoli i vostri genitori; quel che conta è che sono i vostri genitori. Se voi non li aveste, non saresti qui ora. Vi prego di comprendere il significato profondo di questo punto. Siete nati in una particolare famiglia, in un dato luogo su questo pianeta e in questo determinato periodo. Non siete nati altrove e tale fatto racchiude il significato di tutto.
Daisaku Ikeda, In cammino con i giovani, Esperia, p. 8
Il punto fondamentale che può rivoluzionare in positivo le relazioni con i genitori è che i figli riconoscano di essere i veri responsabili della propria felicità e, continuando a recitare Nam Myoho Renge Kyo, possano percepire di contribuire alla trasformazione del karma proprio e dei propri familiari, ripagando in questo modo il debito di gratitudine verso i propri genitori.
Il Buddismo spiega che nulla capita a caso e che le persone possiedono dentro di sé ciò di cui hanno bisogno per essere felici. Quindi, non vi è tesoro più prezioso della vita stessa. Per quanto difficile sia la vostra situazione, per quanto possiate sentirvi ignorati dai vostri genitori, voi siete vivi ora […] Non cedete alla disperazione oggi, perché nuocerete o distruggerete il vostro prezioso domani. […] Alimentate la determinazione di diventare ciascuno un pilastro per la vostra famiglia. Il Buddismo insegna questo cammino di vita. […] Alidlà di come vi sentiate trattati dai vostri genitori, in definitiva, non è loro ma vostra la responsabilità di raggiungere la felicità. Spetta a ognuno di noi far emergere la propria determinazione per diventare il “sole” che allontana l’oscurità dalla nostra esistenza e dalla nostra famiglia.
Daisaku Ikeda, In cammino con i giovani, Esperia, p. 8