La storia di Marta
Mi chiamo Marta, vivo a Savona, ho 28 anni e pratico il buddismo dal 2012.
Dopo tutte le sfide affrontate in questi anni, il primo gennaio ho deciso di tirare le somme della mia vita. Così ho compreso che tutti gli obiettivi posti nel 2023 erano ancora irrealizzati e, sempre gli stessi, mi fissavano dal post-it su cui li avevo appuntati: riuscire a incoraggiare le altre persone, il successo nella carriera lavorativa, perdere cinque chili, trovare l’amore e scrivere un libro.
Tuttavia, avevo la sensazione che quando miravo troppo alla carriera perdevo di vista la scrittura, quando mi dedicavo alla forma fisica trascuravo la mia pratica buddista, e così via… mi sembrava di non avere mai abbastanza tempo per fare tutto.
All’inizio ho reagito come d’abitudine, cominciando ad applicare la logica e a riordinare i miei scopi in base alle priorità del momento. Però quella strategia non sembrava funzionare, ero paralizzata dalla sfiducia e da una certa mania di perfezionismo che, però, mi portava a procrastinare per paura di non farcela.
Per un periodo ho anche pensato che la ragione di questa sofferenza era che stavo praticando nel modo sbagliato. Poi, continuando a recitare Nam myoho renge kyo, ho capito che era il momento di mettere da parte l’analisi logico-razionale e affidarmi finalmente alla vita.
Da quel momento, il mio cuore ha iniziato naturalmente a trasformarsi. L’importanza di dedicarmi agli altri è diventata limpida e, come effetto di questo cambiamento, anche la procrastinazione e la chiusura iniziarono a mutare.
Così ho iniziato ad andare contro le mie tendenze: invece che preoccuparmi per la gestione minuziosa del mio tempo, ero arrivata ad avere la casa sempre piena di compagni e compagne di fede, a recitare daimoku quasi ogni sera con qualcuno e a intraprendere dialoghi sul buddismo ovunque andassi.
E tutto questo, fatto con il cuore sincero, alla fine mi ha sostenuta. Era il ritmo che avevo preso insieme alle altre persone, che da sola forse non sarei riuscita a mantenere, quello di cui la mia vita aveva bisogno per funzionare! Decidendo di offrire il mio tempo a qualsiasi costo, ho trasformato la rigidità che mi portava a incasellare e catalogare i miei obiettivi.
In quel periodo infatti mi riconoscevo in un incoraggiamento del maestro Daisaku Ikeda:
La chiave è il daimoku. Recitate sinceramente per tirare fuori il vostro coraggio per il bene di kosen rufu e per riuscire a comunicare la vostra sincerità agli altri. […] È difficile essere coraggiosi quando si è da soli.
I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, pag. 46
Ho realizzato che la grandezza della pratica risiede proprio nell’impegno quotidiano di non arrendersi mai. Recitare daimoku tutti i giorni è lo strumento per innalzare il proprio stato vitale ed essere felici.
Grazie alla costanza ho compreso che gli obiettivi sono come oggetti al sole: l’oscurità che ci ostacola dal perseguirli è solo l’ombra che si genera, ed è esattamente proporzionale alla loro misura.
E così, smettendo di preoccuparmi e di voler controllare tutto, a distanza di vari mesi sto raggiungendo i miei obiettivi lavorativi e di forma fisica, ogni sera trovo il tempo di scrivere, ho trovato e sto coltivando l’amore profondo che cercavo e ho determinato che l’obiettivo più importante è non smettere mai di praticare. Un’azione semplice, eppure immensa, per cambiare la propria vita, per ricordare che la vera importanza è nel giorno per giorno.
Come in qualsiasi percorso di montagna, che spiri il vento o che splenda il sole, non bisogna solo puntare alla cima, ma concentrarsi sul passo, che è tutto quello che possiamo controllare. Un passo. Uno alla volta, uno dietro l’altro.