Tareq Jundi – educatore del progetto Musicisti senza frontiere
Il mio nome è Tareq Jundi. Sono un compositore giordano e suonatore di oud. Ho iniziato la mia carriera nell’educazione musicale 14 anni fa. Ed è stata una storia molto divertente perché mi sono dimesso dopo la prima settimana. Lavorare con i bambini non è cosa facile. Ma poi gli ho dato un’altra possibilità. E ora questo è il mio 14° anno. Essere un educatore musicale non è solo parte della mia vita, è parte del mio cuore.
REDAZIONE: L’educazione e la formazione oggi hanno logiche prettamente utilitaristiche e quasi aziendali, che obiettivo educativo avete con Musicisti Senza Frontiere?
I principi di Musicisti Senza Frontiere sono: Sicurezza, Equità, Qualità, Creatività e Inclusione.
Dobbiamo sforzarci di credere davvero in questi principi prima di iniziare, per far sentire le persone al sicuro, così da permettere loro di esprimersi. Soprattutto quando parliamo di persone traumatizzate o di rifugiati, hanno bisogno di sentirsi inclusi perché sentono di non far parte della società.
La nostra missione come educatori musicali è quella di aprire gli occhi dei bambini sulla bellezza, renderli capaci di apprezzare la vita così che decidano di migliorarla, e avere dei caratteri equilibrati.
Essere persone migliori per il futuro. Forse ho avuto fortuna perché questo è il mio 14° anno nell’educazione musicale; quindi ho potuto lavorare con molte generazioni e molti studenti e ho visto il cambiamento. Il cambiamento che cerco è vedere uno spirito migliore, studenti equilibrati, bambini equilibrati.
REDAZIONE: Daisaku Ikeda sostiene che la musica possa realizzare “una sinfonia di pace” capace di valicare i confini nazionali e superare le diversità, creando armonia, empatia e amicizia. Come hai visto in azione questo concetto nella tua esperienza con il progetto “La musica ci unisce”?
A volte i risultati si ottengono molto velocemente. A volte dopo un po’. Quando costruisco un programma musicale o offro la mia musica a un corso, voglio far sentire alle persone più pace, più sicurezza, più dignità, più creatività, più apprezzamento di sé stesse, più fiducia in sé stesse. Oggi se non vedo risultati dopo la prima lezione aspetto, e sono molto paziente al riguardo perché so che li vedrò. Ho bisogno di credere nella musica! Noi crediamo nell’arte!
REDAZIONE: Perché hai scelto di dedicarti alla musica nonostante una laurea scientifica?
In realtà lavorare nella musica, fare il musicista, è stato il mio sogno fin da bambino. Il diploma scientifico, e il corso di laurea in ingegneria chimica, non sono stati una mia scelta. È stata una scelta dei miei genitori. Comunque ora posso vedere come una laurea scientifica mi abbia influenzato nel lavoro, perché in realtà lavorare come ingegnere significa rispettare le scadenze. Se vuoi fare l’artista alla fine della giornata devi concludere qualcosa. Perché ho cambiato? In realtà, non ho cambiato. Questa è stata la mia decisione sin da quando ero bambino e l’ho realizzata.
REDAZIONE: Essere giovani non è molto facile ai nostri giorni e nel perseguire i propri desideri si va incontro a giudizi severi che rendono il tutto ancora più difficile. Cosa diresti alle ragazze e ai ragazzi che stanno lottando per realizzare il loro sogno di diventare artisti?
Lotta e conflitto fanno parte della nostra vita. Dobbiamo affrontarli. Se vuoi ottenere qualcosa devi sforzarti. Non ho sentito di nessuno che ha continuato a sforzarsi e non ha raggiunto dei risultati. Tutti li ottengono. Le mie ambizioni erano molto grandi, ma la mia visione era molto ristretta. Mi piace molto l’immagine di un cavallo con i paraocchi, che non guarda a sinistra, non guarda a destra, non si guarda alle spalle. Guarda solo avanti.
Penso che questo sia lo spirito che dobbiamo avere. Dobbiamo essere pazienti e continuare a lavorare, allora sicuramente otterremo dei risultati. Sicuramente!