UNA PROSPETTIVA DIVERSA SULL’AMORE

  • Autore dell'articolo: di T. Catalano
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Ci accorgiamo spesso quanto sia difficile oggi costruire delle relazioni sentimentali sane e durature. Ma qual è il punto di vista del Buddismo di Nichiren rispetto all’amore, le relazioni sentimentali e la sessualità?

COSTRUIRE INSIEME: L’AMORE ILLUMINATO

Che cosa sia l’amore è una domanda a cui è difficile rispondere. Gli Antichi Greci, per esempio, utilizzavano due diversi termini per coglierne il significato: “eros” per indicare l’amore fisico e carnale, “philìa” per indicare quello legato solo alla sfera affettiva (per esempio l’amore di un genitore per il figlio oppure l’amicizia). In Italiano, la singola parola “amore” indica una gamma più vasta di concetti, tutti con diverse sfumature di significato. Se dunque cogliere l’essenza dell’amore è un’impresa assai complessa, come lo si potrebbe definire alla luce di quanto insegna il Buddismo di Nichiren? D. Ikeda, il terzo presidente della Soka Gakkai, afferma:

“Una relazione d’amore dovrebbe essere continua fonte di ispirazione, energia e speranza […] Credo che l’amore debba essere veramente un impulso positivo, quella forza che ci sprona a vivere con coraggio. […] Non dimentichiamo […] che proprio amando sinceramente qualcuno diventeremo capaci di estendere questo amore all’intera umanità. Una relazione così serve a rafforzare, elevare e arricchire la propria interiorità”

(D. Ikeda, Amore e Amicizia, 47-54)

Secondo la visione buddista, il vero amore corrisponde, a un livello più profondo, a un sentimento sincero, autentico, positivo, che ci aiuta a migliorare noi stessi e le nostre qualità uniche, in modo dinamico. Allo stesso tempo,  esso rappresenta un tipo di legame di valore in cui le persone, partendo dal presupposto che la felicità sia qualcosa da ricercare non all’esterno, ma dentro sé, si rispettano profondamente, si danno fiducia e si stimano a vicenda. In quest’ottica, la relazione sentimentale non risulta tanto un fine in sé per sé a cui mirare, una volta raggiunto il quale possiamo dirci ormai felici e soddisfatti, ma piuttosto un punto di partenza per la costruzione condivisa di qualcosa di nuovo. Un vero amore è, in ultima analisi, un tipo di relazione creativa e illuminata, che, trovando come fondamento e punto d’origine il sentimento amoroso, arricchisce e apre la vita di ciascun membro della coppia, permettendogli di progredire nel suo individuale percorso di  rivoluzione umana, che corrisponde al percorso di autoriforma personale che possiamo compiere abbracciando il Buddismo di Nichiren. 

Considerato che proprio la nostra rivoluzione umana si può pienamente realizzare non isolandosi ma rimanendo in mezzo alle altre persone -gli amici, i familiari, i colleghi di lavoro, i compagni di scuola, i nostri stessi partner sentimentali-, si comprende quanto la crescita e lo sviluppo personale di ognuno siano fondamentali nelle nostre esistenze (a maggior ragione in quelle di due persone che condividono tra loro una relazione sentimentale). In questo frangente, D. Ikeda scrive:

“Tuttavia penso che sia uno spreco passare la gioventù alla ricerca spasmodica di un “amore”. Se state per innamorarvi, non sarebbe meraviglioso vivere un amore grande per tutta la vita? Non sarebbe ancor più meraviglioso se quell’amore portasse al matrimonio? Certo, questo non accade sempre, quindi è assurdo iniziare una relazione solo per gioco. Soprattutto non si possono suddividere relazioni in “serie” e “occasionali”

D. Ikeda, Amore e amicizia, p. 60) 

 

UNA PROSPETTIVA DIVERSA: L’AMORE E IL GRANDE IO

I media, specialmente quelli di qualche decennio fa (si pensi agli anni ’80, ’90 e primi duemila), tendono a mostrare una visione dell’amore superficiale, egocentrica, che, impattando notevolmente sull’immaginario collettivo, riflette le prospettive materialistiche della società, con una visione talvolta distorta della stessa sessualità. L’amore che vi emerge, infatti, è spesso un tipo di legame fondato sul “piccolo io”. Se quest’ultimo, in generale, consiste nel lato oscurato, egoista, egoriferito della vita, in amore esso si esprime nel vedere i propri partner come meri strumenti per il raggiungimento dei propri interessi, bisogni e/o piaceri. Ma come ribaltare questo tipo di visione assai diffusa, che non può che produrre infelicità? Con una prospettiva dell’amore fondata sul “grande io”, che corrisponde alla parte generosa, compassionevole, aperta, gioiosa, accogliente, empatica, saggia della nostra vita, capace di vedere tutte le cose interconnesse e legate fra loro. Questo “grande io” di cui parliamo corrisponde, in sintesi, alla nostra Buddità, che ciascuno ha insita dentro di sé e che può far emergere attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. A questo proposito, D. Ikeda afferma: “Il francese Antoine de Sain-Exupéry, l’autore del Piccolo Principe scrisse: “L’amore non è due persone che si fissano negli occhi, ma due persone che guardano avanti nella stessa direzione”. Ne consegue che le relazioni durano più a lungo quando i due partner condividono valori e convinzioni” (D. Ikeda, Amore e Amicizia,-50) A ben guardare, una relazione sentimentale non è solo un legame erotico e sentimentale tra due persone diverse, ma anche l’incontro profondo e spirituale di due vite, che condividono insieme i loro rispettivi bagagli di esperienze vissute e gli ambienti personali di ciascun membro della coppia. In quest’ottica, dato che per il principio buddista di non dualità di vita e ambiente, trasformando e illuminando se stessi attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, possiamo trasformare e illuminare anche il nostro ambiente, partire dall’illuminare e migliorare se stessi, ogni giorno, può contribuire notevolmente alla costruzione di un amore fondato sul “grande io”. Come dice D. Ikeda:

“Infine le relazioni sentimentali sono il riflesso del nostro stato vitale […]. Un rapporto meraviglioso si sviluppa in proporzione a quanto si purifica la propria esistenza. […] La realtà è che l’amore ideale è possibile solo tra due persone indipendenti, mature e sincere. Perciò è essenziale che decidiate per prima cosa di migliorare voi stessi”

(D. Ikeda, Amore e Amicizia, 54-55)

 

QUANDO L’AMORE DIVENTA UN LEGAME CHE GENERA SOFFERENZA 

Ma che fare invece quando viviamo un amore che genera sofferenza? Generalmente, questo può accadere, da una lato, quando il nostro amore non è ricambiato dall’altra persona e veniamo rifiutati, dall’altro, quando abbiamo, sì, una relazione sentimentale, ma essa è ormai in crisi e, per non chiuderla, vorremmo che l’altra persona cambiasse per noi. In quest’ultimo caso, è importante notare che per il Buddismo di Nichiren possiamo pregare e agire non per cambiare gli altri, ma per trasformare profondamente noi stessi. In generale, quando viviamo un amore infelice, tendiamo a trasformare la relazione in un attaccamento, cioè in un qualcosa di illusorio che ci fa credere che, se ci verrà sottratto, non potremo mai più essere felici. In questo senso, dato che possiamo recitare Nam-myoho-renge-kyo per realizzare qualsiasi tipo di obiettivo, possiamo comunque pregare e agire per migliorare il rapporto con il nostro partner. Potremmo allora pregare davanti al Gohonzon per trovare la forza per lasciare l’altra persona, altre volte per accettarla davvero così com’è, altre ancora perché emerga dalla nostra stessa vita la direzione più saggia da seguire, infine perché la relazione migliori o si sciolga da sé. Il punto più profondo è che nell’amore -come in qualsiasi altra situazione o difficoltà della vita- è fondamentale andare oltre le mere strategie mentali e  usare la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra (RSND, 1, 889), cioè basare tutto sulla fede. Infatti, quando recitiamo sinceramente Nam-myoho-renge-kyo per un obiettivo, tutto l’universo si muove nella direzione più giusta per la nostra vita (in questo caso, per esempio, che sia rimanere con quella persona o meno ecc.), che scopriamo solo se andiamo fino in fondo alle cose. Come scrive D. Ikeda:

“Le difficoltà che incontriamo / lungo il cammino della fede / hanno tutte un significato. / Anche se vi trovate in circostanza difficili / e non riuscite a vedere una via d’uscita, / con il tempo, guardandovi indietro, / comprenderete sicuramente ogni cosa: / “è successo per questo motivo!” / “Ora tutto ha un senso!”. / Pertanto, non c’è bisogno di lasciarsi influenzare / da ciò che accade nell’immediato. / Quando dedicate la vostra vita a kosen-rufu / non c’è karma che non possiate trasformare, / nel modo più assoluto. / Siete tutti Bodhisattva della Terra / e avete il diritto di diventare felici. / Siete tutti protagonisti e grandi attori che interpretano, / sul palcoscenico della vita, / un magnifico spettacolo di trasformazione / della sofferenza in gioia, / proprio come i gelidi venti / e la neve dell’inverno / si trasformano nel caldo sole della primavera”

 (NR, 746, 2)