“Nessuno educa nessuno. Nessuno si educa da solo. Gli uomini si educano insieme. Con la mediazione del mondo.”
Paulo Freire- dal libro Pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2002, p. 84.
Il concetto di cittadinanza si è evoluto nel corso del tempo e assiste tutt’oggi a continue trasformazioni riguardo al proprio significato. Evolve insieme ai cambiamenti politici, sociali, economici e culturali. Proprio per questi motivi, nell’epoca della società globale, ci si interroga nuovamente sul significato della cittadinanza e cosa implica nel presente che viviamo e nel futuro che ci aspetta.
“Cittadinanza globale significa senso di appartenenza ad una comunità più ampia e un’umanità condivisa, interdipendenza politica, economica, sociale e culturale e un intreccio fra il locale, il nazionale e il globale.”
13. Educazione alla Cittadinanza Globale.pdf (miur.gov.it) pag. 14
L’interesse per il concetto di cittadinanza globale comporta un approfondimento alla dimensione globale dell’educazione. Secondo un rapporto dell’UNESCO e del Centro per la Cooperazione Internazionale: “L’educazione alla cittadinanza globale vuole essere trasformativa, in quanto intende costruire conoscenze, competenze, valori e atteggiamenti che le persone devono poi essere in grado di restituire, per contribuire a un mondo di pace, più giusto e inclusivo.”1
Daisaku Ikeda, ispirato dall’impegno pedagogico di Tsunesaburo Makiguchi e John Dewey, ci conduce al concetto di “cittadinanza globale” individuandone gli elementi essenziali.
Makiguchi e Dewey guardavano infatti oltre i limiti della nazione-stato ed aspiravano alla formazione di persone in grado di creare valore su scala globale.2
Il concetto di “cittadinanza globale3” fu coniato dal secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda (il cui mentore fu proprio Tsunesaburo Makiguchi) che, come testimone del nazionalismo estremo vissuto nel Giappone del XX secolo, auspicò a liberare le persone dalle vedute ristrette imposte dal proprio Stato e ad allargare le proprie vedute, considerando l’umanità intera legata ad un destino comune.
“Toda era convinto che le guerre tra gli stati e i popoli sarebbero finite e che sarebbe stata costruita una società mondiale pacifica, quando le persone avessero realizzato questo ideale e si fossero assunte la piena responsabilità come membri di un’unica comunità umana.”
Cittadinanza Globale (joseitoda.org)
L’interrelazione onnicomprensiva4 nella visione buddista del mondo può fornire la base per realizzare concretamente le qualità di saggezza, coraggio e compassione necessarie allo sviluppo di una cittadinanza globale. La saggezza di percepire l’interconnessione di tutte le forme di vita e degli esseri viventi; il coraggio di non temere o negare la differenza, ma anzi di rispettarla e di sforzarsi nel comprendere le persone provenienti da culture diverse e crescere grazie a questi incontri; la compassione che permette di andare oltre il proprio ambiente immediato e estendersi a coloro che soffrono in luoghi distanti.5
L’interconnessione e l’interdipendenza di tutti i fenomeni può essere ben rappresentata dalla seguente metafora buddista:
“Sospesa sopra il palazzo di Indra, il dio buddista che simboleggia le forze naturali che proteggono e permettono lo sviluppo della vita, vi è un’enorme rete. A ognuno dei suoi nodi è attaccata una gemma lucente che contiene e riflette l’immagine di tutte le altre, rendendo la rete meravigliosamente luminosa”.
cfr. Ikeda D., La luce dell’apprendimento, Esperia, Milano, 2023, p. 5.
Quando riusciamo a riconoscere questi fili che sostengono la vita di ciascuno e ciascuna di noi e a scoprire le gemme lucenti di ogni essere vivente, stiamo veramente valorizzando la nostra rete di connessioni e relazioni.
La saggezza di percepire questa interconnessione è sicuramente legata alla compassione. La compassione, nella visione buddista, non significa reprimere le nostre simpatie o antipatie, ma capire che persino chi non ci piace possiede delle qualità che possono contribuire alla nostra vita e darci la possibilità di crescere come esseri umani, sviluppando ancor di più la nostra umanità; perché come insegna il Buddismo di Nichiren, ognuno possiede la natura di Budda. E allo stesso tempo, il desiderio di contribuire al benessere degli altri con spirito di compassione, fa nascere una saggezza illimitata.6
Si può dire quindi che la saggezza e la compassione si sostengono e rafforzano a vicenda, come dei fili nella rete di Indra.
Allo stesso modo si muove il coraggio.
Riconoscere che nella vita di ciascuno esiste sia il bene che il male e sforzarsi costantemente di far emergere e ricercare il bene, coltivando le qualità positive in se stessi e negli altri, è frutto di un impegno attivo basato sul coraggio. La compassione senza coraggio, infatti, rimarrebbe un mero sentimento.
Nel Buddismo una persona che incarna le qualità di saggezza, compassione e coraggio si definisce “bodhisattva”, un esempio attuale di cittadino globale.7
La pratica del bodhisattva è basata su una profonda fede nella bontà innata delle persone e, proprio per questo motivo, è necessario sviluppare la capacità di percepire il male che causa divisione e che fa ugualmente parte della natura umana.8 La pratica del bodhisattva è un confronto incessante con ciò che il Buddismo chiama oscurità fondamentale9 che non permette alla condizione umana di avanzare nella direzione del “bene”.
Ma cosa si intende per “bene”?
Ikeda lo definisce come ciò che ci fa muovere nella direzione dell’esistenza armoniosa, dell’empatia, e della solidarietà con gli altri.10 All’opposto, la natura del male è quella di dividere, e ciò porta le persone ad attaccarsi irragionevolmente alle differenze fino a sviluppare un egoismo collettivo che assume una forma distruttiva nelle pulsioni violente dell’etnocentrismo e del nazionalismo.11
“La lotta per superare questo egoismo e vivere nei regni più ampi del sé costituisce il cuore della pratica del bodhisattva. L’educazione è, o dovrebbe essere, basata sullo stesso spirito altruistico del bodhisattva.”
cfr. Ikeda D., La luce dell’apprendimento, Esperia, Milano, 2023, p. 8.
Far crescere dei cittadini globali e quindi espandere i principi della cittadinanza globale nell’epoca attuale, riguarda tutti e tutte noi. Perché diventi significativa, l’educazione alla cittadinanza globale deve essere parte integrante della quotidianità nelle comunità locali. Proprio come Dewey e Makiguchi12 sostengono, è grazie all’approfondimento del nostro ambiente immediato (la comunità locale) che si possono apprendere le complesse relazioni tra persone e territorio, tra natura e società, tra il locale e il globale.
Le nostre vite quotidiane sono ricche di occasioni per sviluppare noi stessi grazie al contatto con le persone. Ognuna delle interazioni con gli altri è un’opportunità inestimabile per svilupparsi come dei veri cittadini globali che sanno rispondere alle sfide attuali creando valore per se stessi e per gli altri, valicando ogni tipo di confine.
Note
1-cfr. 13. Educazione alla Cittadinanza Globale.pdf (miur.gov.it) pag. 15.
2-cfr. Ikeda D., La luce dell’apprendimento, Esperia, Milano, 2023, p. 4.
3-La traduzione letterale sarebbe “global nationalism” pur rimanendo intatto il senso del concetto di Josei Toda (vedi: Cittadinanza Globale)
4-Il cuore della visione buddista del mondo è che ogni fenomeno della vita non esiste a sé stante. (vedi https://www.sgi-italia.org/lorigine-dipendente/)
5-cfr. Ikeda D., La luce dell’apprendimento, Esperia, Milano, 2023, p. 5.
6-Ibidem, pag. 6.
7-cfr. Ibidem.
8-cfr. Ibidem, pag.7
9-l’illusione radicata nella vita stessa che nega l’esistenza della Buddità o del bene causando sofferenza a sé e agli altri Bene e Male – Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (sgi-italia.org)
10- cfr. Ikeda D., La luce dell’apprendimento, Esperia, Milano, 2023, p. 8.
11- cfr. Ibidem.
12-cfr. Ibidem, pag.8-9.