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Tanti giovani oggi vivono circostanze lavorative, come anche nell’ambito di studi, che li portano a sperimentare condizioni che possono sfociare in stress di vario tipo, fino ad arrivare a scombussolare negativamente il normale ritmo quotidiano. La frequenza e l’intensità nel presentarsi di tali condizioni può portare allo sviluppo della sindrome del burnout.
Cosa è, come si sviluppa tale sindrome, ma soprattutto, perché tanti giovani oggi ne soffrono?
Nel 2019, l’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto che sintomi quali: sensazione di esaurimento, estraneità o sentimenti cinici o negativi nei confronti del proprio lavoro e prestazioni professionali ridotte sono gli elementi per diagnosticare in un paziente la sindrome di burnout.
Le dinamiche che portano al sentiero del burnout non sono sempre facilmente intercettabili, in quanto gli stimoli esterni continuano ad arrivare anche mentre questa condizione si manifesta, sovrastando la possibilità di razionalizzare lucidamente quanto sta veramente accadendo. Di fatto, quando lo stress finisce di prendere il sopravvento, potrebbe essere troppo tardi.
Non è abbastanza dire “no” agli stimoli e alle richieste dall’esterno, non basta più cercare di riposarsi, trovare uno sfogo non è sufficiente. Ad un certo punto, tutto appare terrificante e senza via d’uscita. Si arriva a percepire che la nostra intimità è stata violata completamente, che sono le circostanze esterne a governare il nostro stato d’animo; l’impotenza diventa la sensazione predominante.
Nel libro “Il bene più prezioso, il Buddismo e l’arte della medicina” Daisaku Ikeda afferma:
“La società di oggi impone ritmi incalzanti e modelli fortemente competitivi. È normale sentirsi costantemente sotto pressione. Nel contempo le relazioni umane, così importanti nel sostenere la vita delle persone, si sono indebolite. Viene così a mancare un senso di sicurezza di fondo. Questo è il motivo per cui lo stress è diventato sinonimo di società moderna”
Da quanto letto possiamo distillare due punti cardine che sono strettamente correlati allo stress:
- I ritmi della società di oggi sempre più incalzanti;
- L’importanza delle relazioni umane, oggi, è spesso indebolita da quest’ultimi.
Quello dei legami umani è, di fatto, un perno essenziale: tutto ha infatti inizio dalla cura reciproca tra persone. In questo scenario, ricopre profondo significato il fatto che ci assumiamo in primis la responsabilità di fare questo sforzo, aprendoci nei confronti degli altri. Quanto siamo capaci di condividere quello che stiamo vivendo, scendendo in intimità con le persone che ci stanno intorno, tra cui familiari, amici, colleghi?
La condivisione sincera da persona a persona è spesso trascurata, e questo non ci dà la possibilità di riconoscere nelle persone che ci circondano sofferenze e difficoltà – del tutto simili alle nostre – per poterle sostenere, ma anche per poter essere sostenuti a nostra volta.
Il cinismo, tutto improntato al risultato, che spesso vige negli ambienti lavorativi è, a un’attenta analisi, un contesto ottimale per riflettere seriamente su quali azioni ci possono permettere di trasformare questa condizione; per tale ragione, noi per primi dovremmo farci portavoce di un rinnovato approccio generale, partendo dall’allenamento del dialogo sincero, un dialogo cuore a cuore.
Sfidarci nel costruire confronti interpersonali, che non sfocino in sole lamentele volte a colpevolizzare qualcuno o genericamente il “sistema”, ma che renda esplicito il rinnovamento che tutte e tutti siamo in grado di approntare a partire da questa azione, è la chiave che innesca una rivoluzione delle persone comuni verso un cambiamento dell’intera società.
Nichieren Daishonin, incoraggiando un suo discepolo scrisse in una lettera:
“Considera il servizio al tuo signore come la pratica del Sutra del Loto”
(Risposta a un credente, RSND, I)
Daisaku Ikeda a riguardo, nel libro I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, ci spiega:
“Il Daishonin ci incoraggia a vedere il lavoro come parte della nostra pratica buddista. Il lavoro ci offre l’opportunità di elevare ed espandere il nostro stato vitale. Le parole del Daishonin ci danno coraggio e ci permettono di ampliare il nostro punto di vista”.
E ancora avanti continua:
“Non disperate quando le cose non vanno come avevate sperato. Non deprimetevi né commiseratevi. Siate pazienti e perseveranti, mettendo solide radici e creando le cause affinché si presentino in futuro circostanze più favorevoli. La fede non è altro che mettere le radici della felicità nel suolo della nostra realtà presente. Prima o poi appariranno i germogli e inizieranno a sbocciare fiori in meravigliosa abbondanza segnalando l’arrivo di una primavera di vittoria e di successi.”
(cap. Fede e lavoro, I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin)
Il punto essenziale della pratica del Buddismo di Nichiren risiede nel dimostrare il potenziale dell’essere umano per mezzo della propria rivoluzione umana, ovvero la continua trasformazione messa in atto dal singolo individuo tramite un processo di armoniosa crescita personale, e che coinvolge come conseguenza naturale gli altri.
In questi termini, vivere il lavoro o tutto ciò che ci crea stress come qualcosa di distaccato da noi, non di nostra competenza, e che ci allontana dagli altri, non è del tutto in linea con il processo che rappresenta la rivoluzione umana. La sincera coerenza che cerchiamo di manifestare in ogni ambiente della nostra quotidianità rappresenta un’azione di estrema nobiltà e coraggio che mette le basi per una armoniosa convivenza di noi stessi con tutto quello che ci circonda.
È fondamentale coltivare fin da giovani la nostra identità e rafforzarla quotidianamente in mezzo agli altri, al fine di prevenire ogni scossone esterno che mini a vacillare la nostra natura interiore. Quanto più siamo allenati ad essere coerenti con noi stessi, imparando a coltivare i nostri ritmi fisiologici tra lavoro, studio, relax, amici, famiglia, sport in relazione costante con le altre persone, tanto più potremo crescere come adulti che ispireranno le future generazioni a fare del loro meglio. Così facendo, avremo consolidato una tradizione che, di generazione in generazione, espanderà un circolo virtuoso incentrato sul benessere e su una felicità autentica, radicata nella realtà.