La storia di Giulia
Sono Giulia, ho 23 anni e ho conosciuto il buddismo grazie a mia mamma quando ne avevo 13. A 19 sono diventata membro della Soka Gakkai, ma solo un anno fa ho preso davvero in mano la mia vita partecipando agli incontri di discussione insieme alla ragazza con cui stavo.
Nel tempo, la nostra relazione è giunta alla fine e ci siamo lasciate con molta difficoltà.
Mentre io non riuscivo più a frequentare i meeting a causa del lavoro, lei continuava a farlo e a stringere legami con tante persone. Questo, unito alla sofferenza causata dalla fine del nostro rapporto, scatenò in me una forte rabbia e gelosia: avevo l’impressione di stare ferma, sempre più intrappolata dalla depressione, mentre lei andava avanti con la sua vita. Non riuscivo a capire come superare l’attaccamento nei suoi confronti e riempire il vuoto che sentivo dentro.
È questa la caratteristica dell’oscurità che tutte e tutti abbiamo dentro di noi: ci fa sentire impotenti e condannati a quel particolare dolore per sempre. In quel periodo, proprio perché mi sentivo preda di questi pensieri, mi dedicai alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo il più possibile.
Un giorno, in maniera spontanea e naturale, ho realizzato che l’unica cosa che potevo fare era trasformare il mio dolore, perché il punto non è cambiare l’ambiente circostante ma comprendere l’influenza che ha su di noi.
Ho mosso il primo passo in questa direzione durante una caldissima giornata di luglio, mentre recitavo daimoku. Improvvisamente sono scoppiata a piangere, perché sentivo il desiderio di incoraggiare le persone intorno a me e contribuire alla loro felicità, ma non riuscivo a dare un significato alla sofferenza che stavo vivendo.
Così, a quel passo ne è seguito un altro: ho deciso di andare a trovare un’amica buddista di mia madre e raccontarle quello che stavo vivendo, con l’obiettivo di aprire la mia vita alle altre persone. Lei mi ha incoraggiata con la sua esperienza personale su tematiche simili, e ho avvertito una connessione, una luminosa fonte di speranza. Ho percepito di nuovo la bellezza e la forza curatrice del dialogo e della condivisione.
Così ho continuato a frequentarla e a recitare Nam-myoho-renge-kyo con lei una volta a settimana. Gradualmente ho realizzato che la mia vita era legata all’universo e che ogni persona è interconnessa: se si accende una luce, si accendono anche le altre.
In questo modo ho cominciato a comprendere cosa davvero muoveva il mio cuore. Non volevo trattenere le emozioni che stavo provando, ho accolto la sofferenza e il dolore come parte di me e grazie a esse ho percepito il valore intrinseco della mia vita.
Il nostro maestro Daisaku Ikeda scrive:
Quando avrete assoluta fiducia in questa verità sarete colmi di speranza. Ogni persona ed esperienza che incontrerete diventerà un tesoro unico e prezioso.
La saggezza del Sutra del Loto, vol. 1, p. 187
Così, a poco a poco, il rancore è diventato gratitudine, che mi ha portato a recitare sinceramente anche per la felicità della mia ex ragazza. Ho riconosciuto la sua diversità e la sua natura di Budda, trasformando il risentimento nei suoi confronti in compassione.
Proprio per questo mi sono sfidata a partecipare agli incontri il più possibile, nonostante la sua presenza, senza vergognarmi di cosa provavo. La mia missione era quella di incoraggiare le persone condividendo le mie sfide e la mia rivoluzione umana.
La mente tende a voler controllare tutto, ma io non voglio più agire così. Se due persone continuano a tirare una corda dalle estremità opposte finiranno solo per ferirsi le mani. La libertà dipende da una forte determinazione. Per me è questa la fede.
Tutto si è mosso perché volevo cambiare. Non ho aspettato che accadesse qualcosa dall’esterno, sono diventata attiva nella mia vita e, di conseguenza, la relazione tra di noi è cambiata. Ora non stiamo più insieme ma continuiamo ad avanzare in una direzione costruttiva per entrambe, riconoscendo il reciproco valore e sostenendoci.
Mi sento fortunata a far parte della Soka Gakkai. In un momento così buio i compagni e le compagne di fede non mi hanno abbandonata alle mie tendenze distruttive.
L’esperienza che ho vissuto mi ha insegnato che, qualsiasi sia la sofferenza, possiamo canalizzare le emozioni e i pensieri verso strade creative per aprire la nostra vita. Ora, quando c’è una difficoltà so che anche se tocco il fondo ho la forza per rialzarmi e mi chiedo cosa posso fare per costruire dei pilastri che mi sostengano.
In quei momenti mi accompagna un incoraggiamento del maestro Ikeda:
Più sfide affrontate
Incoraggiamenti delle quattro stagioni, NR 798
più potete diventare grandi individui.
Più difficoltà incontrate
più persone potrete aiutare.
Più profonda è la vostra sofferenza
più grande è la vostra missione.
Questo è ciò che insegna il buddismo.
Questo è il cammino di un bodhisattva.
Grazie!