IL SIGNORE DEGLI ANELLI. La sfida condivisa in un’epoca di sofferenze

  • Autore dell'articolo: R. TARANTINO E D. REVELANT
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Il Signore degli Anelli è un libro di J. R. R. Tolkien, pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955. La sua vasta influenza culturale, che ha ispirato anche la sua rappresentazione cinematografica da parte del regista Peter Jackson, lo ha reso famoso in tutto il mondo. In esso si narra della lotta tra il bene e il male all’interno del mondo e della vita di ogni persona. Un viaggio epico in cui possiamo trovare molte analogie con il Buddismo di Nichiren. La specialità del racconto è quella di trattare temi attuali attraverso storie fantastiche.

L’unico anello, la materializzazione delle sofferenze

«Mi è caro, benché lo stia acquistando con grandi sofferenze»1; queste sono le parole di Isildur, figlio del re di Gondor, uno dei reami della Terra di Mezzo, che ha la possibilità di distruggere l’anello del potere – forgiato dopo gli anelli magici che sono stati dati a tutti i rappresentanti degli esseri viventi con l’intento di controllarli e soggiogarli alla sua volontà – ma cede alla tentazione del suo potere, all’illusione di poter essere utilizzato per fare del bene, mentre in realtà porta solo a consumare sé stessi. L’anello è stato creato da Sauron, il Signore Oscuro, che in esso ha materializzato le forze del male che controllano gli esseri viventi della Terra di Mezzo (il mondo nel quale è ambientato il romanzo).
Analogamente, secondo la visione buddista, le forze del male sono rappresentate dai demoni, esseri che si nutrono della forza vitale delle persone, godendo delle loro illusioni e delle loro sofferenze per sottometterle alla loro volontà. In realtà, questi demoni non sono altro che le funzioni interne alla nostra vita. Tutti abbiamo dei demoni, le nostre tendenze che ci portano alla sofferenza. Possono essere atteggiamenti, desideri, la nostra reazione automatica alle esperienze e alla loro percezione, sperimentate lungo il sentiero della nostra esistenza2.

Non permettere mai che le avversità della vita ti preoccupino, nemmeno i santi o i saggi possono evitarle. […] Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo

Raccolta degli Scritti di Nichiren Daishonin, vol. I, p. 607

Con queste parole Nichiren Daishonin incoraggia a trasformare profondamente la nostra vita attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo mettendo allo stesso livello tutte le esperienze che sperimentiamo durante il giorno; siano esse considerate positive o negative, cambiano la nostra vita e la nostra percezione del mondo. Recitare Nam-myoho-renge-kyo permette di costruire una felicità inscalfibile, basata sull’approfondimento costante della fiducia nelle nostre capacità, che parte dal percepire che siamo intrinsecamente dotate e dotati e abbiamo la nostra missione unica che passa da questo processo di consapevolezza.

Il Buddismo non insegna che diventeremo felici definitivamente in qualche momento o luogo del futuro. È un insegnamento che serve a creare la felicità nel momento presente e nel luogo in cui ci troviamo. Il potere di far emergere questa felicità è insito nella nostra vita. Ed è la fede che ci permette di attingere a questo potere

Daisaku Ikeda, La nuova rivoluzione umana, vol. 6, p. 21

Nel racconto, l’anello rappresenta il male che perdura nel mondo e che cerca di far vincere la distruzione sull’armonia, il buio sulla luce, la guerra sulla pace e il solo fatto che esista e possa essere usato per il suo grande potere, anche se l’intento è benevolo, può portare alla ripetizione ciclica della malvagità e al rafforzamento di tutte le forze oscure che abitano la Terra di Mezzo, con la conseguente distruzione e sofferenza dell’ambiente e dei suoi abitanti. Infatti, il Signore degli Anelli nasconde anche riferimenti agli orrori della guerra; l’autore stesso risentì fortemente di quest’esperienza, avendo egli stesso combattuto durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo la pubblicazione negli Stati Uniti, i giovani studenti che protestavano contro l’impiego di armamenti nucleari videro nel lavoro di Tolkien un’ode alla natura che nel racconto è minacciata dai malvagi artifici di Sauron, i quali alludono a un pericoloso progresso tecnologico condotto a discapito delle preziose risorse che ci dona la Terra. Nella storia e così nella realtà, solamente un’alleanza tra gli esseri viventi può portare alla vittoria della pace.

La compagnia in viaggio per la felicità

L’anello minaccia di far cadere la Terra di Mezzo nell’ombra della sofferenza, della distruzione e della morte, così l’alleanza degli esseri viventi che si oppone alla vittoria e al dominio del male, che lotta per la libertà e la felicità, decide di distruggerlo. Esiste un solo posto in cui può essere annientato, lo stesso in cui è stato forgiato: la lava incandescente del Monte Fato, dominio di Sauron che, riacquistandolo, avrebbe un potere troppo forte per essere sconfitto. Una grande sfida che pare quindi impossibile, ma i popoli liberi non si lasciano sopraffare dalla paura e decidono di creare una compagnia che porti l’anello a essere distrutto.
Analogamente, per trasformare la nostra vita ed essere felici, la pratica buddista è il mezzo per avere la forza vitale necessaria a sconfiggere la nostra paura di agire in profondità, passando attraverso le sofferenze che viviamo o che abbiamo paura di incontrare: «Come una lanterna nell’oscurità […] ti circonderà e ti proteggerà»3.
Il gruppo che decide di partire è composto da vari esseri viventi: uomini, elfi, nani. In particolare, a decidere di portare personalmente l’anello, il fardello delle sofferenze di tutta la Terra di Mezzo, è Frodo, uno hobbit, ovvero uno degli esseri più comuni, semplici ed innocui che la abitano. Gli hobbit vivono con un profondissimo legame con la terra e la natura, sono più piccoli rispetto alle altre specie e non hanno capacità e poteri soprannaturali. Nel Sutra del Loto, l’insegnamento alla base del Buddismo di Nichiren Daishonin, compaiono i Bodhisattva della Terra, definiti così poiché emergono danzando dalle viscere delle terra. Essi fanno il voto di realizzare la felicità delle persone, scegliendo deliberatamente il bagaglio karmico con cui rinascere e dimostrando attraverso la trasformazione delle sofferenze che ne derivano che possiamo sperimentare una condizione di felicità assoluta, che non viene influenzata dalle circostanze esterne.
Hobbit e Bodhisattva della Terra sono esseri comuni, eppure solo loro sono in grado di trasformare le sofferenze di tutti gli esseri viventi: nel caso degli hobbit distruggendo l’anello e cambiando le sorti della storia attraverso le loro azioni.

Alzarsi da soli. La determinazione di Aragorn

Uno fra i più significativi membri della compagnia dell’Anello è Aragorn. È un uomo, appartenente alla dinastia degli antichi re, erede di Isildur e quindi destinato a regnare su Gondor, il più potente fra i regni degli Uomini. Tuttavia, avendo vissuto per molto tempo come un ramingo, non si ritiene all’altezza di ricoprire questo ruolo. Proprio come lui, secondo l’insegnamento buddista, ciascuno di noi è nato con una missione specifica e, per diventare felici nella vita, è essenziale trovarla.
A proposito di questo scrive il maestro buddista Daisaku Ikeda: «Il Buddismo insegna che ogni essere vivente possiede una propria bellezza che sboccia in modo unico. Ognuno ha una missione singolare, un’individualità e un modo di vivere».4 Anche nel Sutra del Loto si legge di uomo povero che, dopo aver vissuto mille disgrazie e peripezie, ritrova un amico che tempo prima gli aveva cucito di nascosto all’interno della veste un gioiello. Dopo questa scoperta la sua gioia è incontenibile, durante tutto quel periodo, egli ha sempre avuto con sé quell’oggetto inestimabile, similitudine della Buddità, quel coraggio nascosto ricamato nell’anima di tutti gli esseri umani. A volte è bene avere qualcuno che ci ricordi il valore che celiamo. Nel momento in cui nella storia viene a mancare la guida dello stregone Gandalf, è Aragorn a scegliere di condurre il gruppo e, con una determinazione incessante come lo scorrere dell’acqua, dimostra sempre più di avere tutte le doti di un re. C’è sempre un momento in cui ci si può sentire smarriti e indifesi, ed è proprio in queste circostanze che possiamo accendere la lampada del coraggio, la fiamma che brucia grazie alla nostra decisione, che ci permette di procedere, anche se abbiamo paura.
Aragorn, nel corso della narrazione, mostra sempre il suo timore che la sua condizione di essere umano, quindi corruttibile, possa indurlo a cedere al potere dell’Anello, così come fecero i suoi antenati, ma questi ostacoli gli si pongono dinnanzi proprio perché lui è l’unico a poter riscattare i suoi avi,5 diventando il re che possa riunire tutti gli Uomini in un’unica Alleanza. Allo stesso modo, i Bodhisattva della Terra che emergono da tutte le regioni del mondo, hanno tutte le capacità di alzarsi da soli e di adempiere alla propria missione, incoraggiando tutte le persone a sfidarsi di fronte alle più terribili sofferenze, proseguendo verso il cammino della felicità autentica.

NOTE
1 – Tolkien J. R. R., Il Signore degli anelli, Rusconi, Milano, 1977, p. 320
2 – Cfr. Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Dizionario di Buddismo, Firenze, 2018, p. 136-137
3Raccolta degli Scritti di Nichiren Daishonin, vol. I, p. 738
4 – Ikeda D., Che cos’è la rivoluzione umana, Esperia, Milano, 2000, p. 130
5 – Qui si fa riferimento agli antichi nove re degli Uomini che vendettero le loro vite a Sauron l’Oscuro Signore, il legittimo possessore dell’Anello. Essi soggiogati al suo potere, divennero schiavi del male, i Cavalieri neri noti anche con il nome di Nazgul