Musica e terapia, sono questi i due termini che fondano la parola Musicoterapia. Come ci suggeriscono gli elementi stessi che la compongono, si tratta di una disciplina che utilizza la musica come strumento educativo, riabilitativo o terapeutico. Gli effetti terapeutici del suono e della musica sono conosciuti fin dai tempi più remoti, ai quali si aggiunge l’apporto delle scienze mediche e sociali, che nel corso degli anni hanno posto le basi per un impiego più mirato come mezzo terapeutico e orientato alla ricerca1.
La musicoterapia si prende cura della persona e ha lo scopo di migliorare la qualità della vita di chiunque si trovi in difficoltà, lavorando sulla propria personalità e sulla consapevolezza delle emozioni. Diviene un mezzo di crescita e di conoscenza di se stessi, basato sulla bellezza e peculiarità che ogni singolo individuo possiede, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche, psichiche o neurologiche.
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Alice Naso, musicoterapista, e Fabio Riccio, musicista, ci raccontano la loro esperienza insieme, simbolo di un concreto impegno per migliorare la vita di tantissimi ragazzi e ragazze della loro realtà locale, nella provincia di Grosseto.
Nuovi orizzonti condivisi
Redazione: Come giovani che praticano il Buddismo, ci siamo messi l’obiettivo di far luce su alcune tematiche alle quali secondo noi, nella società attuale, c’è urgente bisogno di dare ampio spazio. Parlare di realtà che possono contribuire concretamente a sviluppare una società maggiormente inclusiva e che abbracci l’unicità di tutte le persone. Siamo grati di poter approfondire la vostra preziosa esperienza e portarla a conoscere a più persone possibili.
Alice: Il piacere è tutto nostro! Grazie per questa opportunità!
Vi racconto un po’ di me: ho iniziato a studiare canto durante l’adolescenza; la musica è sempre stata parte integrante della mia vita, soprattutto nei momenti più difficili. All’età di venticinque anni è nata mia figlia, con la sindrome di Down, che mi ha permesso fin da subito di fare un’esperienza profonda sulla disabilità. Desiderosa di collegare la musica alla psicologia, due saperi che mi hanno sempre affascinata, ho deciso di diventare musicoterapista.
Ad oggi ho due studi, svolgo diversi progetti nelle scuole e faccio parte attivamente di tante iniziative locali organizzate da associazioni, come l’associazione italiana per persone con la Sindrome di Down. Cinque anni fa ho incontrato Fabio, con cui condivido questa avventura insieme.
Fabio: Io sono un musicista. Ho sempre vissuto la musica come qualcosa di curativo e spirituale. Iniziare a lavorare con Alice ha dato un nuovo significato alla musica: ho scoperto infatti che con la musicoterapia si può vivere qualcosa di davvero diretto e trasformativo con ogni singola persona, in quel preciso istante, ed è meraviglioso.
La prima volta andammo a trovare una bambina che non parlava. A seconda delle scale e degli accordi che utilizzavo lei aveva un linguaggio del corpo diverso: irritato e contrario a fare le attività oppure più giocoso e tranquillo. Da bambina molto tesa e con difficoltà a svolgere i suoi bisogni primari, con il tempo ha iniziato a rilassarsi e a diventare più autonoma anche con la famiglia.
L’arte libera le persone dell’interno
R: Abbiamo riflettuto molto in questi giorni sul vostro lavoro e impegno. Vivendo in una società nella quale si dà molta importanza alle parole, che sembra ci aiutino a comunicare in modo più semplice e veloce; dare importanza al silenzio e all’ascolto crediamo che sia davvero prezioso. Il vostro obiettivo è risvegliare le persone alla propria essenza, e questo comporta non utilizzare la strategia più semplice e più veloce, ma di andare a risvegliare qualcosa che sta dentro all’essere umano. Daisaku Ikeda a proposito scrive: «In una società che ci considera come parti di una macchina assegnandoci etichette e ruoli predefiniti, l’arte ci offre la possibilità di liberare il potenziale umano racchiuso in ognuno di noi e di dare voce e forma a sentimenti che resterebbero altrimenti soffocati. L’arte stimola la creatività e libera le persone dall’interno […] Per quanto possa essere difficile da percepire, la forza della cultura è in grado di illuminare la profondità dell’animo umano, facendo emergere saggezza e creatività2».
A: È vero, spesso non riusciamo a dare significato a ciò che proviamo.
Noi lavoriamo con le emozioni primarie: rabbia, paura, tristezza e gioia. È importante ricordare che un suono o una musica provocano un’emozione diversa a seconda della persona che le interpreta. Attraverso degli ascolti infatti cerchiamo di stimolarle, per poi farle verbalizzare e raccontare. Cerchiamo di far loro comprendere fin da subito che hanno la responsabilità e l’opportunità di mettere in pratica questo strumento ogni giorno e ciò li aiuta ad avere più consapevolezza delle proprie emozioni, in qualsiasi situazione.
Con i bambini non verbali3 invece, partendo sempre dalla musica, sperimentiamo col disegno, i colori, le faccine o i cartelloni. Facciamo anche molta attività di improvvisazione che ogni volta ci permette di fare delle esperienze sorprendenti!
F: La chiave è costruire una relazione. Con alcuni ragazzi riusciamo anche a uscire per mangiare la pizza insieme. È molto importante creare un rapporto sincero con loro, per sentirsi liberi di esprimersi.
A: Chi non fa questo non sa cosa si perde. Andando avanti ci rendiamo conto di quanto la disabilità renda la persona sola: si possono fare tantissimi corsi sull’inclusione, ma la questione è molto più profonda, è un impegno quotidiano. Nel portare avanti questo messaggio spesso ci troviamo davanti persone che hanno paura della disabilità. Per esempio a scuola chiedo ai ragazzi: «Avete un amico con disabilità?» tutti dicono di sì, e io chiedo: «Ci uscite? Giocate insieme?» e la risposta spesso è il silenzio. Per noi è importante riflettere su questo e chiederci cosa possiamo fare per primi per creare un cambiamento. Assistiamo spesso a una compassione erronea, di pietà, e la scuola in questa direzione svolge un ruolo cruciale.
R: Crediamo che riusciate ad arrivare ai giovani perché alla base c’è un’immensa fiducia nel loro potenziale illimitato. A proposito di inclusione, vorremmo condividere con voi un estratto dalla Proposta di pace del 2022 di Daisaku Ikeda che afferma: «Educazione inclusiva non significa semplicemente iscrivere a scuola le persone con disabilità. Significa accogliere i loro bisogni senza farle sentire isolate, separate o diverse dagli altri studenti che non hanno disabilità. Riguarda la costruzione di capacità4».
La musicoterapia è prima di tutto relazione, sostegno; non è solo indicare suoni o lavorare con i suoni. Riguarda la capacità della musica, e più in generale dell’arte, di utilizzare un linguaggio che ci permette di entrare in relazione con tutti, soprattutto in contesti di disabilità.
F: La conversazione sonora è qualcosa di forte. A seconda della frequenza dei colpi e della loro intensità si utilizza un canale per comunicare le proprie emozioni, anche in situazioni in cui la comunicazione risulta più difficile; per esempio coinvolgendo ragazzi con temperamenti completamente diversi. Nasce sempre qualcosa di curioso e nuovo, in cui si comunica alla pari. Per noi è importante anche trasmettere l’importanza dell’ascolto e del silenzio: quando un ragazzo fa attività, gli altri vengono coinvolti ad ascoltare e poi a comunicare qualcosa a riguardo.
A: Spesso chiediamo loro di trasmettere con la musica qualcosa che non hanno mai detto a nessuno. Ci sono stati dei ragazzi che hanno tirato fuori tanto, e il cambiamento successivo del loro comportamento è stato fantastico! Per esempio un ragazzo, dopo questa attività, ha tirato fuori volontà di ascolto, sorriso e rispetto nei confronti di tutti, nonostante prima si mostrasse con un atteggiamento oppositivo e diffidente. Quando siamo andati via ci siamo abbracciati ed è stato davvero bello. Diversi insegnanti si sono accorti che i ragazzi, quelli con situazioni più difficili, sono stati i più attenti a seguire con entusiasmo le attività della musicoterapia. Questa è la ricchezza del lavoro che facciamo.
Pace e educazione sono una cosa sola
R: I giovani hanno bisogno di un tipo di rapporto che metta loro al centro. Quando si trasmette una conoscenza si può dimenticare che è questa la cosa più importante; ogni essere umano infatti è degno di massimo rispetto e attenzione. Ci avete trasmesso come l’arte sia un linguaggio universale che mette in contatto tutte le persone. Siamo rimasti colpiti da come riuscite a creare veramente una relazione alla pari nella quale vi esprimete insieme. L’educazione dovrebbe sempre mirare a questo scambio.
F: Il nostro obiettivo è quello di portare la musicoterapia all’interno delle scuole come materia. Nella scuola solitamente infatti viene data molta importanza ai risultati espressi dal voto. Ciò molto spesso demolisce l’autostima dei ragazzi, perché si confrontano sempre con il risultato. Se all’interno della scuola esistesse una materia in cui non conta il risultato ma il processo, sicuramente si darebbe molta più importanza alla persona stessa. Tanti ragazzi ci dicono: «Non so disegnare, non so cantare», e noi rispondiamo: «Non importa! Lasciati andare, fatti trasportare dalle emozioni». In questo modo si crea un ambiente di totale onestà e quindi si sciolgono tante difficoltà, come le situazioni di bullismo, situazioni familiari difficili. Vorremmo anche creare una comunità dove c’è spazio per l’arte e dove i ragazzi possono sentirsi accolti; uno spazio sicuro in cui facendo rete con altri professionisti tutta la famiglia può trarne giovamento.
R: Ci uniamo al vostro obiettivo! Proprio come afferma Daisaku Ikeda: «L’arte è un inno alla gioia di vivere. L’arte ha il potere di unire le persone. L’arte è una danza di vittoria della vita che, superando le onde impetuose del mare in tempesta, continua ad avanzare verso la pace. L’arte è la liberazione del potenziale umano che è dentro di noi. Ognuno ha sentimenti che sono rimasti soffocati. Un grido senza voce che alberga nella profondità dell’anima. L’arte dà voce e forma a questi sentimenti. Quando una persona incontra l’autentica bellezza, il suo cuore viene toccato profondamente. Quando entra in contatto con lo spirito dell’arte, ne viene ispirata. Quel senso di ispirazione diventa la forza di vivere. La cultura e l’educazione sono la fonte per coltivare e arricchire l’animo umano e costruire la pace5».
Note
1– Cfr. Caterina R., Bunt L., Musicoterapia in Nattiez J. (2002), Enciclopedia della musica. Il sapere musicale, vol. II, Einaudi, p. 419.
2– Ikeda D., Buddismo e Società n° 238 , Per tornare all’essenza della nostra umanità, p. 8, Novembre 2023.
3– L’autismo non verbale rappresenta una particolare forma di spettro autistico che coinvolge una significativa difficoltà nella comunicazione verbale.
4– Ikeda D., Proposta di pace 2022, Trasformare la storia umana: la luce della pace e della dignità, p. 25.
5– Ikeda D., Il Nuovo Rinascimento n°831, La cultura è una forza per la pace che unisce le persone, 10 ottobre 2023.