L’associazione ACMOS (Aggregazione, Coscientizzazione, MOvimentazione Sociale) nasce nel 1999 a Torino da un gruppo di giovani provenienti da diverse esperienze di volontariato e di impegno sociale, accomunati dal desiderio di cercare insieme percorsi di solidarietà e giustizia, di partecipazione e responsabilità. Il suo scopo è promuovere e sostenere l’inclusione democratica, attraverso l’educazione ai valori della cittadinanza attiva e della legalità. ACMOS fonda il suo operato sul coinvolgimento attivo dei giovani cittadini, sulla promozione del loro sviluppo culturale e sociale, sull’educazione come veicolo di inclusione sociale e valorizzazione delle diversità.
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Scu.Ter. (Scuola e Territorio) è un progetto educativo di ACMOS rivolto alle scuole secondarie di secondo grado per promuovere l’educazione alla cittadinanza, diffondere la cultura democratica, stimolare la partecipazione e l’impegno politico giovanile in ambito scolastico ed extrascolastico, favorire l’alleanza educativa tra scuola e territorio e lo sviluppo di una comunità educante attiva.
Gabriele Gandolfo è membro dell’associazione ACMOS e responsabile del progetto Scu.Ter.
Nel corso di questo dialogo in due parti abbiamo avuto modo di approfondire con lui l’esperienza concreta che ha maturato tramite un’attività continuativa e informale nell’ambiente scolastico, oltre ad analizzare soluzioni concrete che permettono ai ragazzi di trovare la forza interiore per determinare il proprio futuro insieme agli altri.
Puoi trovare il link alla prima parte qui
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Affrontare con coraggio la realtà
R: Troviamo fondamentale rimanere saldi di fronte alle problematiche, senza farsi sviare né dall’entusiasmo iniziale nell’affrontarle, né dal senso di impotenza una volta di fronte alle difficoltà.
A questo proposito vorremmo citare un estratto dalla proposta di pace del 2020, tratto dal capitolo La sfida della costruzione:
“Se ci concentriamo unicamente sulle minacce che abbiamo davanti, corriamo il rischio che chi non è direttamente toccato rimanga indifferente e anche chi ne riconosce la gravità può essere sopraffatto da un senso di impotenza concludendo che non si può fare nulla per cambiare la situazione. […] Se le persone vedono il mondo anzitutto come un luogo pieno di sofferenza, rischiamo di interagire con esso in maniera errata, per esempio cercando di liberarsi dalla sofferenza solo a livello personale, sentendosi impotenti e rassegnate davanti alle dure realtà sociali o finendo per vivere in modo passivo aspettando che siano altri a risolvere i loro problemi”.
Proposta di pace 2020, pp. 10-11
Su questo aspetto per noi membri della Soka Gakkai avere dei “buoni amici” ed una solida filosofia alla base sono degli elementi cardine affinché non viviamo le nostre vite con spirito scoraggiato, ma sfidandoci ogni giorno.
Dato che il progetto Scu.Ter. si rivolge a giovani e studenti, come mette in pratica questo? Quali sono le difficoltà che si riscontrano con i ragazzi?
G: Il progetto si manifesta nel lavoro continuativo a scuola. La responsabilità di chi lo porta avanti adesso è chiedersi come mettere in discussione la vita delle persone, per far sì che tutti possano poi ricercare i propri spazi.
A proposito di questo, nell’acronimo dell’associazione ACMOS ci sono quattro parole: Aggregazione, Coscientizzazione e Movimentazione Sociale. Mi capita spesso di riflettere come siano livelli diversi all’interno dello spazio scolastico: in primis l’aggregazione, che è quello per cui la scuola sarebbe strutturata, con studenti che escono dalle loro stanze per vivere una dimensione sociale. Essa quindi si trova già di per sé a scuola, bisogna però vedere che cosa genera.
Esiste poi il livello della presa di coscienza nel riuscire a costruire spazi di confronto che spingano a una crescita collettiva, ovvero a prendere consapevolezza della nostre vite e del mondo in cui viviamo: in questo il progetto Scu.Ter, attraverso il lavoro animativo con l’educazione non formale nei corridoi e in classe, mediante tecniche teatrali e giochi, mette in discussione la realtà.
A questo proposito parliamo insieme agli studenti anche di fatti di cronaca appena successi o di ricorrenze importanti: lo facciamo per far capire come la vita dello studente a scuola si affacci sempre di più al mondo circostante.
Occorre essere preparati nel toccare i giusti tasti e far scaturire un confronto a partire da un tema che può variare dall’antimafia sociale alla giustizia ecologica, passando per l’Unione Europea, l’odio online, la parità di genere, il mondo del lavoro…
Quando questi riescono a toccare le vite dei singoli si riesce a far partire un dibattito autentico per mettere a processo la realtà e, quando ciò succede, lo studente ha voglia di discutere e di trovare dei punti di riferimento nella confusione della realtà.
Dalla presa di coscienza bisogna però passare anche alla movimentazione sociale: nel momento in cui ci aggreghiamo, discutiamo, occorre un nuovo passaggio, perché altrimenti il rischio è quello di essere solamente degli agitatori. Esistono degli esempi, come la costruzione di collettivi pomeridiani: se i ragazzi hanno voglia di approfondire dei temi possiamo costruire un collettivo in cui possiamo supportarli, in cui i giovani scelgono di tornare settimanalmente a scuola.
Per entrare più nello specifico, quest’anno al liceo Einstein di Torino si è scelto di organizzare il concertone del 1 maggio insieme ai ragazzi, costruendo una squadra che ha approfondito il tema del lavoro. I ragazzi erano eccitati dall’idea di organizzare un concerto in cui loro suonassero in prima persona dopo due anni di pandemia. Si sono visti settimanalmente organizzando le questioni logistiche ma anche approfondendo il tema del lavoro, tenendo poi il concerto nel cortile della scuola e aprendo l’evento a tutto il territorio. La giornata è stata stupenda e vi è stata un’altissima partecipazione, dando esempio di una comunità scolastica attiva. In questo modo riavvicini il potere alle persone e si è nuovamente in grado di coltivare speranza.
Cittadinanza globale – azione locale
R: Il pensiero di Tsunesaburo Makiguchi, educatore giapponese e fondatore della Soka Kyoiku Gakkai,1 è molto vicino a quanto dicevi poc’anzi, e in particolare all’idea di un’educazione che porti i giovani a sentirsi protagonisti e promotori attivi del cambiamento, senza che vengano date loro semplicemente delle nozioni, ma trasmettendo fiducia nelle loro inesplorate capacità.
Per Makiguchi è infatti importante che la comunità locale diventi il centro di apprendimento dello studente, perché attraverso questo coinvolgimento nel quotidiano può crescere insieme agli altri. Questo si ricollega all’azione su scala locale di cui ci hai raccontato ed implica il fatto di non sentirsi separati dall’ambiente. Nel Buddismo di Nichiren questo viene esplicato con il termine esho funi.2
Nella proposta di pace di Daisaku Ikeda del 2017 egli parla di educazione alla cittadinanza globale affermando che:
“…in particolare, può costituire il contesto che permette alle persone di rileggere qualsiasi evento si verifichi secondo una prospettiva umana condivisa, promuovendo l’intervento attivo e la solidarietà. Può incoraggiare a considerare le questioni globali in relazione alla propria vita e al proprio stile di vita facendo emergere così le capacità interiori che ognuno possiede. Attraverso l’educazione alla cittadinanza globale gli studenti hanno l’opportunità di acquisire l’esperienza per vedere il mondo con gli occhi degli altri; scoprire chiaramente ciò che serve per costruire una società in cui tutti possano vivere insieme; collaborare alla creazione di uno spazio di sicurezza nel loro ambiente più prossimo.”
Proposta di pace 2017, p. 21
G: Condivido assolutamente. Penso che il tema dell’educazione alla cittadinanza globale sia fondamentale. Spesso abbiamo la tendenza a guardarci la punta dei piedi, ma se tutti quanti avessimo la possibilità di conoscerci, simpatizzando con la vita degli altri, sarebbe meno difficile sentirsi parte di un qualcosa di più grande. Tutto parte dalla cultura, dalle chiavi che riescono ad aprirci e a mettere in discussione la visione dominante del mondo.
R: Per i membri della Soka Gakkai lo sforzo attivo quotidiano, in quanto cittadini di questa società, è fondamentale, come prova tangibile e concreta di trasformazione della variegata realtà che ci circonda.
Tu ci sembri essere un ragazzo instancabile e ricolmo di fiducia nei confronti delle persone, ma ci saranno anche dei momenti di scoraggiamento: a questo proposito vorremmo chiederti a cosa fai affidamento; qual è il nucleo al quale ritorni, nei momenti di solitudine e quando le persone intorno a te non sembrano capire fino in fondo quello che fai.
G: Vi ringrazio moltissimo per le parole che avete condiviso. Chiaramente, i momenti di scoraggiamento e di difficoltà ci sono. Esistono però degli elementi che mi aiutano a superarli: innanzitutto mi interrogo molto sulla questione della presa di coscienza, su quanto le nostre azioni effettivamente la rappresentino al meglio.
Se ho intrapreso un certo percorso è stato grazie al valore di un collettivo in cui mi sono riconosciuto e che è riuscito a mettere al centro la fiducia tra le persone nel lottare insieme, una spinta reciproca a non abbandonarsi, che è come un paracadute. Più volte nel corso di questi anni una persona ha traballato, ma gli altri erano lì a sorreggerla, reagendo a quello che la società ti vende come un atto dovuto, il cosiddetto “vivi e lascia vivere” che presume che tu sia libero.
Il grande tema è come facciamo a far sì che le persone si vogliano bene e si rispettino in quanto esseri umani. Questa è una cosa che mi hanno trasmesso le passioni vere, come lo sport e la musica. Vivo entrambe come uno sforzo di resistenza nell’empatizzare con la vita degli altri, un antidoto alla solitudine che può metterci in scacco.
La forza del gruppo e le amicizie sono fondamentali, perché la voglia di crescere insieme è al tempo stesso una palestra e una fonte di speranza che ci fa ritornare sempre al tema centrale di come essere artefici del cambiamento all’interno della società.
Clicca qui per tornare alla prima parte del dialogo!
NOTE
1 – Società educativa per la creazione di valore, antesignana della Soka Gakkai. Formata inizialmente da un esiguo gruppo di insegnanti che si dedicavano a una riforma del sistema scolastico giapponese secondo una propria teoria educativa, la Soka Kyoiku Gakkai si trasformò a poco a poco in un’organizzazione dedita a diffondere gli insegnamenti del Buddismo del Daishonin.
2 – Non dualità di vita e ambiente. L’entità della vita soggettiva e il suo ambiente sono mutuamente interrelate e operano insieme, creativamente.