Nel saggio Il ramo d’oro, pubblicato a più riprese tra il 1890 ed il 1915, l’autore James Frazer analizza le varie “culture primitive”, seguendo come filo conduttore della propria trattazione la teoria evoluzionistica della storia. Frazer osserva come in tutte le culture antiche ci fosse sempre un fortissimo legame tra il ciclo della vegetazione, nel ruotare perpetuo delle stagioni, e la vita sociale di quelle stesse culture: tale legame si esprimeva in varie forme, come sacrifici, feste e altri riti religiosi. In queste culture ha sempre svolto un ruolo cardine il primo giorno di primavera, simbolo del passaggio dalla morte (l’inverno) alla vita. Tutto ciò è facilmente riscontrabile se si riflette sul fatto che, in quasi tutte le culture del passato, il giorno di Capodanno corrispondesse proprio al primo giorno di primavera. Ad esempio, a Firenze, secondo il calendario della città, il 25 marzo era il primo giorno dell’anno e per questo si parlava di Capodanno Fiorentino. Ciò avveniva perché a Firenze non era stato ancora adottato il Calendario Gregoriano, oggi maggiormente in uso.
Nichiren Daishonin, monaco giapponese nato nel 1222 e fondatore della scuola buddista sulla quale si fonda la Soka Gakkai, scrisse:
Il giorno di Capodanno segna il primo giorno, il primo mese, l’inizio dell’anno […]. La persona che celebra questo giorno accrescerà le sue virtù e sarà amata da tutti, come la luna diventa piena, muovendosi da occidente a oriente e il sole risplende più luminoso, avanzando da oriente ad occidente.
RSND, 1, 172, 1008
Inserendosi in una tradizione vecchia di millenni, Nichiren illumina d’una luce nuova il profondo significato del giorno di Capodanno. Prosegue infatti nel medesimo testo:
Il tuo cuore che desidera fare offerte al Sutra del Loto all’inizio del nuovo anno è come il fiore che sboccia dall’albero, come il loto che si schiude in uno stagno, come le foglie di sandalo che si aprono sulle Montagne nevose o come la luna che comincia a sorgere.
RSND, 1, 172, 1008
Il Capodanno, per il Buddismo di Nichiren, segna un nuovo inizio per le nostre vite, un momento di rifioritura delle nostre esistenze: non è perciò un puro caso che questa data cada in un giorno di pieno inverno, per sua natura una stagione rigida, fredda e piena d’ostacoli, ma rispetta perfettamente il principio buddista di trasformare questa stagione, che rappresenta l’anno passato, caratterizzato da tutte le sue lotte, le sue vittorie e le sue sconfitte, in primavera, cioè un nuovo anno, che sarà pieno di vittorie, nuove speranze, nuove decisioni. Per questo il terzo presidente della Soka Gakkai Daisaku Ikeda ci invita ad affrontare il giorno di Capodanno con particolare serietà e ci invita, facendo tesoro delle parole di Nichiren, a sfruttare questa data come una nuova occasione per porre e rinnovare i nostri obiettivi, per celebrare le nostre vita e la vita in sé per sé, sacra per il buddismo: in ultima analisi Ikeda ci esorta a rafforzare la nostra decisione di trasformare e sviluppare al meglio le nostre esistenze. Oggi comincia un nuovo anno, l’anno dei giovani e del progresso dinamico. Cogliamo questa occasione per far rifiorire gioiosamente la direzione dei nostri cuori, ponendoci ognuno obiettivi sempre più grandi. In questo frangente Daisaku Ikeda scrive:
Non possiamo essere davvero felici
NR 731, 8
se non ci sentiamo realizzati
nel profondo del nostro essere.
Proprio per questo,
la nostra missione è utilizzare la vita
per condurre tutte le persone alla felicità.